Allo SpazioQuattro di Messina una mostra che ha un sapore antico, ancestrale: "Emporion Per un'estetica del quotidiano" con le piccole sculture in terracotta invetriata di Piero Basilicò. Al vedersi sembrano oggetti di design, soprattutto per schemi progettuali anche se applicati al pezzo unico; sono opere sviluppate con una serialità che li ancori all'idea della ceramica d'uso, ma tradiscono una ricerca più alta, accademica e adatta - nonostante le ridotte dimensioni - alla scultura. Occorre conoscere l'artista prima di avventurarci fra i tavolati di legno che - come in un laboratorio di restauro allineano i pezzi per l'osservatore, ricordando un'esperienza a mezza via fra il museo archeologico e la rievocazione d'una bottega
commerciale dell'antichità classica.
Piero Basilicò è artista siciliano nato a Paceco nel 1952: questo piccolo comune non distante da Trapani si affaccia sul mare cristallino delle Egadi ma ha sul proprio litorale l'antica colonia punica di Mothia, protetta dalle acque basse e calde dello Stagnone e da un dedalo di saline. Paceco è sovrastato dal monte San Giuliano, terra e roccaforte degli Elimi: era una Sicilia lontana dall'elegante costruzione intellettuale della Magna Grecia, dai fasti opulenti e simbolici della romanità. Poco dopo la nascita la famiglia si sposta a Milazzo, dove Piero frequenta la scuola d'arte: è ancora davanti a profili di isole sospesi nell'azzurra leggerezza dell'orizzonte; sceglie poi Venezia, per il Corso di scultura all'Accademia di Belle Arti.
Le Eolie continuano però ad esercitare un magnetismo che si lega alle rotte più antiche dei primi navigatori, dei commercianti d'ossidiana, l'acciaio della preistoria; Basilicò per alcuni anni si ferma nel borgo di Ginostra, alle pendici dello Stromboli ma torna ciclicamente anche nel trapanese, la terra delle origini. Tutti i siti siciliani in cui l'Artista si ferma, da cui trae nutrimento spirituale e forme per il proprio immaginario, hanno in comune le radici più remote, un periodo in cui le necessità primarie della vita (conservare, cuocere, nascondere, contenere) dovevano essere soddisfatte con i pochi e naturali mezzi a disposizione. La terra impastata, il fuoco, un forno primordiale erano gli elementi che - assieme a selce e ossidiana -
esaurivano il corredo tecnico di questi così remoti avi.
Anche la Serenissima, che potrebbe sembrare agli occhi del turista solo un marmoreo tripudio di grazia ed equilibrio rinascimentale, nasconde nel proprio cuore civico gli stessi elementi dei primordi: il fuoco e la sabbia portata a bolo incandescente, a vetro di fusione, a trasparenza capace di superare le ingiurie del tempo. Piero Basilicò prende da Venezia quest'altro elemento: ancora una volta è traccia delle origini, dai punici verso i fenici, dal Mediterraneo verso la terra d'Egitto. Le opere in mostra, ciotole, contenitori, concavità che sembrano trattenere una linea mediana di chiglia o la
nervatura centrale di una foglia, alludono all'oggetto quotidiano ma se ne distaccano, consapevolmente.
Sono oggetti frutto di tecniche diverse: la base è sempre terracotta, il colore invece può colare su un candido fondo già invetriato, può rendere lucente solo alcune parti lasciando il resto alla naturale porosità della terra, può farsi ombra e iridescenza per procedimenti indotti di ossidoriduzione durante la seconda cottura. Sono stoviglie o sono sculture? sembra essere la domanda irrisolta dell'intera esposizione. Sicuramente sculture, ancorché piccole e travestite da oggetti d'uso. Decorare, infatti, significa incrementare la bellezza; scolpire, invece, è creare una trappola per la luce, un labirinto emozionale per il tatto, un gioco di percezioni per lo sguardo che si perde in un continuo mutare di riflessi, d'incidenze cangianti, di
trasparenze e colori. Queste sculture vivono per accogliere: più che una bevanda o un alimento, raccolgono lo sguardo e la luce, li fanno scivolare brillando sulle superfici concave, scorrendo verso ombre sempre più scure, rotolando fino ai bordi senza mai poter uscire. Esiste un dentro, una parte destinata a trattenere e un fuori, protettivo e simmetrico, come mani giunte nell'atto sacro dell'offrire. Ogni ansa, punto di presa, profilo o forma, tutto è
studiato per essere ergonomico con i gesti dell'uomo. Il contenuto è già risolto nella semplice possibilità di contenere; ogni scultura di Piero Basilicò - assomigli a uno scafo, alla valva di un mollusco, al calice di un fiore - è il manifestarsi di un gesto: raccogliere, accogliere, custodire, offrire. Un gesto antichissimo e di benvenuto verso l'ospite, un donare che l'artista rivolge ai propri intimi e che l'opera ripete e amplifica, accogliendo nella propria casa l'inatteso spettatore.

Massimiliano Reggiani con la collaborazione di Monica Cerrito "Emporion - Per un'estetica del quotidiano" opere di Piero Basilicò SpazioQuattro Messina

 
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Piero Basilicò nasce a Paceco (Trapani) nel 1952.
Fino al 1972 vive a Milazzo (Messina) ove frequenta la scuola d'arte.
Nel 1972 si trasferisce a Venezia per frequentare il corso
di scultura all'Accademia di Belle Arti; 
in questa fase soggiorna ripetutamente ad Avola (Siracusa)
operando come animatore culturale in una scuola di quartiere.
Nel 1976 si stabilisce a Ginostra, sull'isola di Stromboli, dove permane
fino al 1979. Dal 1980 a fino al 2006 vive ed insegna a Milano.
Attualmente vive a Milazzo.

1970-72 Milazzo (Messina), Scuola d'arte.
1972-76 Venezia, Accademia di Belle Arti, corso di scultura.
1974-76 Avola (Siracusa), animatore culturale.
1981 Messina, galleria Hobelix, personale: Collages.
1984 Vanzago (Milano), Biblioteca comunale, installazione: Invernale.
1985 Messina, galleria Hobelix, personale: Paesaggi.
1985 Milano, galleria Marie Papier, personale: Acquamarina.
1986 Thessalonike, III Biennale giovani artisti del Mediterraneo.

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1990 Milano, galleria La Chimera, personale: Tinture.
1999 Milano, Centre Culturel Francais, video-installazione: L'arbre du Ténéré.
2000 Verona, Museo d'Arte Africana, video-installazione: L'arbre du Ténéré.
2001 Milano, Centre Culturel Francais, installazione: Terre.
2008 Messina, Forte San Jachiddu, installazione: Senza titolo.
2009 Messina, Forte San Jachiddu, esposizione: Keramikòs.
2009 Messina, Forte San Jachiddu, installazione: Naufragi.
2010 Savona, Complesso Monumentale Priamar: Un altro Ponte.
2010 Vado Ligure, Villa Groppallo: Un altro Ponte.
2010 Messina, Forte San Jachiddu, fotografie: Timbuctu.
2011 Messina, Parco Horcynus Orca: Un altro Ponte.
2021 Capo d'Orlando, Villa Piccolo, fotografie: Notturni.
2022 Messina, Spazioquattro: Emporion.
        
 
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    piero basilicò  via san domenico 20 98057 milazzo me italia mobile 3473318542  email pierobasilico@gmail.com